Nel mondo delle grandi fortune, ci sono nomi che tutti conoscono: Elon Musk, Jeff Bezos, Bernard Arnault. Ma tra i vertici della classifica dei miliardari globali si nasconde una figura che nessuno ha mai visto, sentito o identificato con certezza: Satoshi Nakamoto, il leggendario creatore del Bitcoin. Secondo le ultime stime, Nakamoto avrebbe superato i 100 miliardi di dollari di patrimonio, entrando così nella top 20 degli uomini più ricchi del pianeta, pur senza esistere ufficialmente.
A rendere tutto più incredibile è il fatto che questa fortuna non derivi da speculazioni o investimenti classici, ma dalla genesi stessa della criptovaluta: Nakamoto possiede circa 1,1 milioni di Bitcoin, mai spostati da quando furono “minati” nei primi anni del progetto. Con il recente rally del Bitcoin, che ha superato i 100.000 dollari per singola unità, il valore del suo portafoglio ha raggiunto cifre astronomiche.
Eppure, di lui, o di lei, o di loro non sappiamo nulla. Non un volto, non una voce, solo uno pseudonimo apparso per la prima volta nel 2008, quando pubblicò l’ormai celebre white paper che spiegava il funzionamento di un “sistema di pagamento elettronico peer-to-peer”. Dopo aver avviato il progetto, Nakamoto è sparito nel 2011, lasciando la gestione del codice a una comunità di sviluppatori open-source.
Molte teorie sono circolate: c’è chi pensa che si tratti di un singolo genio visionario, chi di un gruppo organizzato, chi persino di un ente governativo. Alcuni nomi sono stati accostati all’identità di Nakamoto, ma nessuna prova è mai emersa in modo convincente.
Nel frattempo, il suo silenzio alimenta il mito. È possibile che il più grande patrimonio mai accumulato in forma digitale resti per sempre intatto, come una capsula del tempo lasciata a ricordare che l’economia può anche nascere dal codice (e dal mistero).
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Satoshi Nakamoto non è solo uno dei più ricchi del mondo. È il più invisibile. Ed è questo che lo rende ancora più affascinante.